IN-EC-CESSO

“Kamikaze non si nasce. Forse si diventa. E non è vero che non importa come: importa sempre come. Ma importa a pochi”.

Storia di un operaio rinchiuso nel cesso della fabbrica in cui lavora e lì trascorre il fine settimana a scrivere richieste sul suo palmare che, se non soddisfatte, causerebbero l’esplosione della ditta, solo della ditta.  

marco gobettiMarco Gobetti Autore e attore, debutta nel 1993 al Teatro Piccolo Regio di Torino ne La Giara di Pirandello. In quegli stessi anni sperimenta le più diverse forme di espressione teatrale e fonda, insieme ad altri artisti di diversa formazione, la compagnia Il Barrito degli Angeli. Dal 1998 al 2000 è tra i fautori del Progetto Stanza Teatrale presso il C.S.O.A. Askatasuna di Torino. Il teatro di narrazione, intanto, lo porta all’esperienza del teatro di strada e lo mette in contatto con Giovanni Moretti e l’Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare, con il quale tuttora collabora. Continua, parallelamente, la sua attività di attore-drammaturgo e dal ’97 in poi scrive e sovente mette in scena  monologhi, una commedia in due atti e un atto unico; più recenti sono Eide – Atto plurimo in penombra e il monologo Voglio un pappagallo – Matthew Smith: Il p(r)ezzo della vita di un uomo, che ha debuttato nell’Ottobre 2005. 

Nota di Marco Gobetti

“Kamikaze non si nasce. Forse si diventa.
E non e’ vero che non importa come: importa sempre come.
Ma importa a pochi”.

 (Un operaio)

Un operaio scrisse queste parole nella prima pagina di un documento in formato word.
La storia non consiste però in ciò che l’operaio scrisse nelle pagine successive.
La storia è il fatto e il modo in cui le scrisse: su un computer palmare, nel cesso di una fabbrica.
L’operaio il pomeriggio di un venerdì d’estate non uscì dalla fabbrica e si rintanò nel cesso. Lì trascorse il fine settimana, scrivendo per due giorni e tre notti su un computer palmare e facendo precise richieste: se queste non fossero state accettate entro le ore 6 del lunedì successivo, si sarebbe fatto esplodere con il cesso, i muri e le macchine della fabbrica.
Questo è un fatto realmente accaduto, ma nessuno lo sa e nessuno lo saprà mai. Perché nessuno è autorizzato a crederci.
 
“Un giorno in cui tutto mi sarei aspettato tranne che qualcuno mi mandasse una e-mail. Proprio quel giorno un operaio mi inviò una e-mail.
Non lo conoscevo e non lo conoscerò mai. Ma ho imparato a rispettarlo.
Le parole di questo copione vogliono essere un omaggio alle parole della sua e-mail.
Anche perché sono lo spettacolo della sua e-mail.
E la sua e-mail è stata lo spettacolo della sua vita.
Questo copione è il primo dei tanti  che riscriverò di replica in replica, a seconda dei visi che mi troverò e mi sarò trovato di fronte. E dei cibi che avrò mangiato. E dei vini che avrò bevuto o non bevuto. E dei pezzi di vita che avrò vissuto. Questo copione è stao fatto per essere disfatto.
L’autore della e-mail tace consenziente, perché è terra da tempo. E perché comunque, essendo libero, sorride sovente.”
(Marco Gobetti, da una nota che precede il copione)

 

One Response to “IN-EC-CESSO di e con Marco Gobetti”


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