Teatro della Centena

 
laboratorio teatrale per la ricerca di n.2 ( o più ) attori per il completamento del cast dello  spettacolo teatrale I CIECHI

a cura di Stefano Masi e Teatro della Centena

tratto da

 

 
I CIECHI
Dramma di Maurice Maeterlinck

 

traduzione dal francese e adattamento  Stefano Masi

il laboratorio avrà la durata di una settimana e si svolgerà presso “pianoterra” (via orsoleto, 227 Viserba Monte RN):

da lunedi 27 novembre 2006 a domenica 3 dicembre 2006

col seguente orario:

dal lunedi al venerdi dalle 20,00 alle 23,00 sabato e domenica dalle 14,00 alle 20,00

costo del laboratorio euro 150,00=

il laboratorio è aperto a tutti: attori con esperienza e non

max 20 partecipanti

per informazionie  iscrizioni:
Teatro della Centena – vicolo gomma 8 – 47900 – rimini
tel. 0541.24773 – 333.4021774
e-mail:
teatrodellacentena@pianoterra.org

 

Il laboratorio
Questa versione de I ciechi, che espande e attualizza il significato dell’opera di Maeterlinck, si misura anche con un disagio reale da parte degli attori che, privati della possibilità di vedere per mezzo di bende, si rapportano tra di loro e con la realtà del palcoscenico, secondo una tecnica dedotta dalle esperienze della psicomotricità, riscoprendo la propria corporeità come mezzo di relazione con la propria autorialità e con lo spazio scenico.  
Anche – e soprattutto – la voce viene coinvolta nella percezione della fisicità dell’attore  e della scena attraverso un processo di spazializzazione del suono. Nell’impossibilità di utilizzare la vista, le categorie spaziali (come ad esempio: alto-basso; lontano-vicino; etc.) si definiscono, al di là della comunicazione verbale, per mezzo della voce come puro suono, ovvero come mezzo di indagine, di conoscenza e di interazione con lo spazio e con l’altro da sé. 
Le luci cangianti che avvolgono la scena in un’alternanza di semioscurità e di luce, tipiche del cielo settentrionale caratterizzato da rapidi e improvvisi mutamenti, mettono lo spettatore stesso in una condizione di disagio che, pur permettendogli di vedere la scena, lo pone comunque in una situazione di empatia con la condizione degli attori. A mano a mano che il dramma si svolge anche la luce lentamente sparisce finché il buio non accomuna attore e spettatore nella totale cecità.

 
I ciechi
Scritta tra il 1890 e l’anno seguente, I ciechi fa parte della serie di pièce teatrali che lo stesso Maeterlinck raggruppò sotto il nome di “teatro per marionette”. Essa tuttavia non fu mai pensata per essere rappresentata da pupazzi, bensì allude, nella sua denominazione, alla condizione dell’uomo, marionetta nelle mani di un burattinaio insondabile e inconoscibile – dio, fato, destino o necessità, poco importa – che sovrasta in un silenzioso vuoto privo di risposte definitive l’esistenza di ognuno di noi.
 

La trama dello spettacolo
La pièce mette in scena una dozzina (o più) di ciechi (alcuni fin dalla nascita, altri divenuti ciechi in seguito a incidenti o malattie) abbandonati a loro stessi in una foresta su un’isola deserta in seguito alla morte del sorvegliante che li aveva condotti in gita sino a quel luogo. E’ il suono quindi che guida il dramma: quello angosciato delle voci dei protagonisti e quello angosciante della natura che circonda insensibile e ineluttabile il gruppo di ciechi. Forse qualcuno sta arrivando – una persona o un animale, chissà – ma la paura paralizza quello sparuto gruppo di uomini impedendo loro di agire. E’ in questa atmosfera di morte, in cui i rumori delle voci e dei pianti si mescolano a quelli dell’acqua, del vento delle foglie (ma anche ai più comuni rumori si sottofondo della nostra vita quotidiana) che il dramma si svolge in un’atmosfera opprimente che conduce sempre più lo spettatore ai margini di un mondo altro, quello oscuro delle tenebre, della ragione e della cecità di fronte alla realtà.

 

Il significato
Il contenuto profondamente simbolico della pièce teatrale permette di proiettare nelle figure degli uomini e delle donne ciechi, abbandonati a loro stessi in un’oscura foresta settentrionale, una fitta rete di valenze che spaziano dall”inquietante senso di abbandono e di solitudine esistenziale di fronte ad un destino ignoto e insondabile, alla perdita del senso e dell’impegno civile e politico di fronte all’irreversibile crisi della Storia e della Memoria collettiva.  
La cecità diventa condizione dell’uomo contemporaneo in un mondo in cui l’apparente profluvio di informazioni crea in realtà una cecità indotta, ancor più perniciosa della stessa ignoranza giacché essa rende ciechi di fronte alla verità. A tutto questo allude ad esempio la messa in scena in cui le foglie degli alberi della foresta dove si trovano i ciechi sono costituite da fogli di giornali e da pagine di libri, totalmente preclusi nella loro leggibilità a chi è, come i protagonisti della pièce, totalmente privo del senso della vista.
Come i ciechi di Maeterlinck anche l’uomo contemporaneo è schiacciato dall’attesa dell’inconoscibile e attanagliato da un sentimento di inadeguatezza e impotenza individuale e collettiva, incapace di trovare ed anche solo di cercare una via che lo conduca fuori della foresta, di opporre un pensiero alternativo e determinante ad un mondo che egli non riesce più nemmeno a vedere. 

L’autore:
La vita
Maurice Maeterlinck nacque a Gand nel 1862. Frequentò il collegio dei gesuiti di Sainte Barbe nella città natale, lo stesso dove studiarono i due più importanti poeti simbolisti belgi: Verhaeren e Rodenbach. In seguito si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza e dal 1886 si stabilì in Francia dove si dedicò alla professione di avvocato pur mai rinunciando alla scrittura e addirittura animando le vicende culturali dei principali movimenti d’avanguardia. Nel 1911 ricevette il Premio Nobel della Letteratura. Allo scoppio della seconda guerra mondiale emigrò in USA. Morì a Grasse (Alpi Marittime) nel 1949.

Le opere
Maeterlinck esordì con la raccolta di versi Serre calde (Les serres chaudes, 1889), e con il dramma di argomento fiabesco La principessa Maleine (La princesse Maleine, 1889). Seguirono numerose opere teatrali: L’intrusa (L’intruse, 1890), I ciechi (Les aveugles, 1891), Le sette principesse (Les sept princesses, 1891), Pelléas e Mélisande (Pélleas et Méllisande, 1892) che fu poi musicato da Debussy, Aglavaine e Sélysette (Aglavaine et Sélysette, 1894). Grande fortuna ebbe la fiaba teatrale L’uccellino azzurro (L’oiseau bleu, 1909). Nel 1896 pubblicò un nuovo libro di versi, Dodici canzoni (Douze chansons) poi riedite nel 1900 con il titolo di Quindici canzoni (Quinze chansons).
Del 1896 è Il tesoro degli umili (Le trésor des humbles), il primo di una lunga serie di saggi filosofici e scientifici, ispirati a una visione anticonfessionale anche se non materialistica dell’esistenza. Si ricordano: La saggezza e il destino (La sagesse et la destinée, 1898), La vita delle api (La vie des abeilles, 1901), La vita delle termiti (La vie des termites, 1927), La vita delle formiche (La vie des fourmis, 1930). Negli ultimi anni Maeterlinck si dedicò a studi di occultismo e metapsichica.
 

Stefano Masi
Regista, scenografo, costumista e grafic designer, dopo un’intensa attività nel campo delle installazioni e delle performances multimediali a fianco del gruppo Giovanotti Mondani Meccanici, fonda, all’inizio degli anni 90, la compagnia teatrale Le gocce con la quale realizza numerosi spettacoli fra cui «Come (tu) mi vuoi», tratto da Luigi Pirandello e «La comedia de San Genesio» ispirato ai testi di Jean Rotrou e di anonimi del XVII secolo.  Parallelamente insegna presso l’Ateneo Fiorentino e il DAMS di Bologna occupandosi dei rapporti tra musica, teatro, cinema, arti figurative e letteratura. Pubblica numerosi saggi, articoli e traduzioni per conto degli editori: Le Lettere, Valllardi, De Agostini, Liviana, Book Libri, Giunti, Bonechi. Le sue opere sono tradotte in Francia, Germania, Spagna, Inghilterra. Svolge attività di art director e designer per numerosi progetti a carattere nazionale e internazionale nei settori della grafica multimediale e delle installazioni museali con alcune società italiane e spagnole (Acta, Scala, Philips, Ash multimedia, Artificio, Florix, Stoa, Konic). Nel 1992 realizza con Philips, Acta e Scala la prima installazione multimediale italiana per la mostra monografica dedicata a Marc Chagall al Palazzo dei Diamanti di Ferrara.
A Barcellona entra in contatto con Iago Pericot e Joaquim Roy e partecipa come assistente alla regia, scenografo e costumista alla realizzazione di spettacoli fra cui «El sueño de la Razón» fastasia audiovisiva ispirata ai Capricci di Goya (2001). Si occupa della ideazione e della regia di spettacoli musicali in collaborazione coi compositori Lucio Gregoretti («Le rose che non colsi» commedia musicale da salotto su testi di G. Gozzano e A. Guglielminetti), Alessandro Lucchetti («Mi-BeMolle» La musica a Milano negli anni del Boom), Cesare Picco («Orfeo» ed «R+J=1») Assieme ad Antonio Ballista e al gruppo di animazione Cartobaleno ha dato vita a numerosi spettacoli e progetti  audiovisivi e teatro musicale per numerosi teatri ed isituzioni musicali italiane e straniere («A l’amour comme à la guerre ovvero Manuale di combattimento per giovani amanti», «Trittico Novecento», «Lo specchio azzurro», «Senza respiro» videoconcerto dedicato ad Alfred Hitchcock). È autore teatrale, scrittore, giornalista e sceneggiatore. Collabora abitualmente come critico musicale per la rivista Gli Amici della Musica.

2 Responses to “laboratorio teatrale su I CIECHI di Stefano Masi”

  1. Cheila Dadam Says:

    necessito di informacione regurlamente. Ho di Brasile, mas dopo estarei in Italia para estudare teatro.
    Grazzie


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